Dallo sguardo un metodo
14/03/06 • Incontri pubblici
Una mattina, entrando in aula professori, un nostro amico vede una collega tutta intenta a leggere il registro delle circolari e le chiede:
“Ma come, leggi le circolari alle 8,20 del mattino? Non hai niente di meglio da fare?” E lei di rimando: “Alla SSIS (ndr: Scuola Superiore di Insegnamento Secondario) ci hanno detto che è la cosa più importante da fare quando si entra a scuola”.
Il nostro amico, sorpreso e incredulo, le dice che dalla sua esperienza di insegnamento ha compreso che “la cosa più importante quando si entra in scuola è guardare i ragazzi”. Questo cordiale colloquio rivela due modalità completamente opposte di intendere l’educazione: uno è tecnico-burocratico, per cui il docente si riduce nella migliore delle ipotesi a “ripetitore di cultura” mancante però di un fuoco che può accendere chi lo ascolta; l’altro, invece, creativo, capace di attivare un’attenzione continua nei confronti del ragazzo, attento a coglierne le sfumature per meglio affinare un metodo che agganci il ragazzo per proiettarlo alla riconquista di sé e della realtà.
Il termine metodo, infatti, significa appunto “metha-odos - attraverso la strada” e indica che è necessario seguire una strada. Ma per arrivare dove? Intanto, non si può condurre nessun giovane nell’avventura della vita se l’adulto stesso non è implicato in questo cammino e se non ha chiaro lo scopo e la meta del suo viaggio.