Visita al Museo del Risorgimento di Milano
14/05/11 • Gite e visite culturali
14 maggio 1861. Centocinquant’anni, un mese e ventisette giorni dalla proclamazione dell’Unità d’Italia. Una ricorrenza tanto celebrata quanto poco sentita. A distanza di due anni si può dire che si è trattata dell’ennesima occasione perduta per fare i conti con la storia italiana, per capire come è nato il Paese in cui viviamo. Il Risorgimento, poi, è uno dei periodi storici più dissacrati secondo quella tipica paranoia italiana che prima esalta e poi annienta i propri miti. Così è stato quanto mai controcorrente quel pellegrinaggio di giovani e attempati, allievi e docenti al Museo del Risorgimento di Milano, piccolo ma ben curato.
La fatica principale, in questi casi, è dare un senso ai cimeli che vi sono custoditi dal mantello di Napoleone al poncho di Garibaldi …. Ohibò! E dov’è finita la scrivania di Mazzini? Era proprio qui! Pazienza. Il percorso ci porta a conoscere personaggi che, oggi sono più sconosciuti del dendrobate amazzonico: Luciano Manara, i fratelli Dandolo, Morosini con l’eccezione di Goffredo Mameli.
Quadri, armi, bandiere: a che servono? Compito di chi spiega è parlare di cose vive, di tradizione, di quella cultura che, in ogni modo ha fatto l’Italia e che è stato il glorioso appannaggio delle generazioni patriottarde, postnapoleoniche e predorotee. E’ visitando questi posti, raccontando questa storia che non ci si può rassegnare a che tutto questo passato sia ingoiato dal Nulla. W Garibaldi! W Pio IX!